La sua bellezza più che corrompersi le si era sparpagliata per il volto in tanti cenni e tic da non concentrarsi mai in quella fierezza di portamento che aveva incantato i vicoli.
Gli occhi erano rimasti quelli che lui aveva baciato e adorato; non così gli sguardi che ne partivano indecisi fra opposte luci e ombre. Se sorrideva, i sorrisi si rincorrevano smarriti, l’uno chiedendo all’altro la ragione di quel ridere insulso. Ancora neri, i capelli, certamente ritinti, si aprivano in file qui e lì più rade a scoprire la cute bianchissima tra riflessi di rame.

[Carlo Bernari, Il giorno degli assassinii]