Non so se anche per voi è così, ma a casa mia l’estate è un casino. Già perché fin quando non riesco ad essere libero dal lavoro e a sbarcare su una delle nostre amatissime (e affollatissime) spiagge italiane i miei ragazzi – ormai liberi dalla scuola – esplodono e danno fiato a tutta la loro creatività. Fuori fa troppo caldo per uscire. Poverini, restano tappati in casa, all’aria condizionata, e neppure loro sanno cosa bene fare, mentre ciondolano tra le camere e il living, la playstation e il pianoforte, il computer e il Nintendo, la chitarra e lo stereo ad alto volume, mentre si contendono tv, divano e poltrona.
Che desiderio di vederli e soprattutto di sentirli intenti a qualcosa di più sano e meno rumoroso…
Ironizzo naturalmente. E’ che penso che il tempo dell’estate, così come tutto il tempo libero, sia risorsa preziosa.
Mi viene naturale dunque pormi il quesito: cerchiamo un bel libro per i nostri ragazzi.
Ci ho pensato un po’ e di idee me ne sono venute in mente cinque.

Parto da Il volo dell’asso di picche, gustoso romanzetto di Christian Hill, 46 anni, un bel tipo, figlio di un italiano e una tedesca, ingegnere aeronautico ma anche esperto di fotografia, giornalismo e giochi.
Che ti fa Hill? Ti stipa quattro ragazzetti nella carlinga di un aeroplano e li volare sopra la prima guerra mondiale, per un risultato che è piaciuto innanzitutto a quelli di Einaudi Ragazzi e poi ha mandato in visibilio il “suo” pubblico alla Fiera del libro per ragazzi di scena a Bologna.
Eccoli, Bepi, Attilio, Ilario e Martino: hanno tra i tredici e i quindici anni e un’unica passione, il volo. Ma i voli del 1917 sono voli di guerra, e loro si limitano a spiarli da lontano, nella piccola base aeronautica di Mordenons, un paese del Friuli. Nel frattempo vivono la loro vita di ragazzi di paese, tra giochi, studi, scorribande e i rapporti complicati con la famiglia che ha qualsiasi adolescente di ogni tempo. Bepi è il più spavaldo del gruppo, perché il più libero; suo fratello maggiore è un pilota e per questo lui si sente già esperto. Attilio è il secondo, quello posato, lo studioso: la sua idea di avventura sta tutta nel fantasticare. Ilario «il figlio del macellaio» è sensibile e svelto, mentre Martino è il damerino, ricco e un po’ viziato. Nonostante le differenze, la loro amicizia è salda e piena di calore. Il paesino in cui vivono è un crocevia di operazioni aeronautiche e militari, dove l’eco delle battaglie risuona come un monito e un richiamo insieme. Ma Bepi e i suoi amici non ne sono affascinati. Nel nido sterile della guerra i ragazzi continuano a covare i loro sogni come uova preziose. Non vogliono combattere: vogliono volare. Vedono i biplani decollare e atterrare come maestosi aironi di legno e tela. Vedono il brivido, l’adrenalina sul viso dei piloti. Il sogno. Finché un evento inspiegabile e spaventoso li costringe a smettere di vedere, per agire. Improvvisamente la base di Mordenons cessa l’attività: così, da un giorno all’altro. Niente più piloti sul campo, niente più aerei in volo. Niente di niente. Perché? I quattro amici si intrufolano nella base e restano impietriti. Eccoli, gli uomini della squadriglia. Una ventina almeno. Tutti a terra, senza vita. Ma i biplani devono partire: si tratta di una missione vitale per i soldati al fronte e i ragazzi sanno che nessuno può portarla a termine. Nessuno, tranne loro. È pericoloso, così pericoloso che è meglio non pensarci. È una follia, un’impresa impossibile. È l’avventura della loro vita, e i ragazzi non se la lasciano scappare.
Insomma, un libro più d’avventura che di guerra: certamente piacerà ai nostri ragazzi.

La seconda idea – mi rendo conto – potrà essere un tantino discutibile per la complessità dei temi trattati. Il titolo è La ballata di Jonny Valentine, pubblicato da Mimimum fax e scritto da Teddy Wayne, un talento americano di 35 anni che ha esordito nel 2010 con il romanzo Kapitoil (ancora inedito in Italia), accolto entusiasticamente dalla critica e vincitore del Whiting Writers’ Award. Vive a New York e scrive regolarmente per il New York Times e McSweeney’s (occhio al suo sito internet è www.teddywayne.com).
Dicevo della complessità dei temi trattati. Il protagonista di questo romanzo si chiama Jonny Valentine ha undici anni ed è già una popstar: scoperto da una major discografica grazie ai filmati postati da sua madre su YouTube, ha già all’attivo un disco e un tour di strabiliante successo, e con le sue canzoni d’amore ha conquistato milioni di preadolescenti americane. Ma ora è nel bel mezzo di una nuova tournée, e i problemi non mancano: il nuovo album sta vendendo meno del previsto, la mamma-manager è sempre più tesa per lo stress, i piani del suo ufficio stampa diventano sempre più spietati e suo padre, che aveva fatto perdere le tracce da anni, sta cercando di rimettersi in contatto con lui. Bene: man mano che si avvicina la data del fatidico concerto al Madison Square Garden in cui dovrà giocarsi tutto, chi aiuterà Jonny a non crollare sotto il peso dell’ansia da prestazione e della solitudine? Narrato in prima persona dal protagonista con una voce che mescola l’ingenuità dell’infanzia al più brutale gergo del marketing, questo romanzo è una satira graffiante del mondo dello spettacolo e della celebrity culture, e nella figura tenera e carismatica di Jonny ci regala un personaggio letterario indimenticabile.

Cos’è che però mi spinge a consigliarlo: il libro è scritto dalla parte del ragazzo, dunque con un io narrante tarato sul linguaggio e i pensieri dell’undicenne Jonny.
Ad ogni modo, se sia adatto o no ai vostri ragazzi, potrete deciderlo meglio dopo avere dato un occhio all’assaggio pubblicato dal sito di Minimum fax.

Terza alternativa: un classico della letteratura per ragazzi, naturalmente del tutto rivisitato in chiave contempoanea. Sfida sempre avvicente. Ci si è cimentata Elena Kedros, sotto il cui pseudonimo si cela l’autrice italiana sceneggiatrice di numerosi fumetti e videogiochi, diventata famosa grazie alla saga Le ragazze dell’Olimpo, che ha conquistato 150mila lettori in Italia ed è stata tradotta in dodici Paesi nel mondo. Così accade che da frequenti passeggiate nei boschi sia nata l’idea di La leggenda di Robin, un romanzo in libreria già da più di un mese che rielabora il mito dell’arciere che visse nella foresta di Sherwood. Sebbene Elena Kedros, come arma di difesa personale, ironizza, preferisce la fionda all’arco.
Ma come si è sviluppata poi l’idea lo spiega bene l’editor sul sito di Mondadori: Circa un anno fa, discutendo con l’autrice Elena Kedros dell’amore per i classici e della necessità di riproporli in modo fresco e originale ai ragazzi, ci venne un’idea un po’ folle e un po’ divertente: perché non riscrivere la storia di Robin Hood immaginando che Robin sia una ragazza? In effetti, nei paesi anglosassoni il nome Robin è associato più spesso a donne che a uomini, ed è questa scintilla che ha ispirato a Elena.
Chissà se a Stephenie Meyer è venuta in mente una domanda simile quando scrisse Twilight: “cosa succederebbe se Dracula fosse un ragazzo giovane, bello e desiderabile?”
I classici sono fonte di ispirazione inesauribile per gli autori contemporanei, e “giocare” con loro è una prova divertente ma molto difficile: ti stai confrontando con grandi autori e con storie già presenti nell’immaginario collettivo, e per fare di meglio devi trovare una chiave originale e avere la voce giusta e credibile. Secondo me Elena Kedros ce l’ha fatta, e la sua Robin Hood quindicenne che entra – prima ragazza – a far parte del Clan della Foresta, tira con l’arco e vuole riparare i torti subiti, è la prova che la leggenda di Robin è ancora viva.

In breve la storia: Robin ha da poco festeggiato il suo quindicesimo compleanno con i genitori e il fratellastro Philip, ricevendo in dono un meraviglioso arco costruito su misura per lei. Ma durante la notte il villaggio in cui vive ai margini della foresta è messo a ferro e fuoco da un manipolo di crudeli cavalieri: la madre e il padre vengono uccisi, Philip viene fatto prigioniero. Salva per miracolo, Robin si inoltra nella foresta dove trova ospitalità presso un clan di giovani ladri, più o meno onesti. Tra gli altri conosce il capo Will, che non gradisce l’idea che una ragazza entri a far parte del gruppo, e Robert, il più affascinante e misterioso della compagnia. Per essere ammessi nel clan della foresta, però, occorre un requisito fondamentale: superare una difficilissima prova di tiro con l’arco. Riuscirà Robin a farsi accettare dal clan e a vendicare i genitori? Ha solo una freccia a disposizione, e non può sbagliare bersaglio.

Non voglio fare molta fatica, la quarta idea è un classico della letteratura contemporanea per ragazzi: ecco dunque Mattia e il Nonno di Roberto Piumini (1947), autore di una bibliografia sterminata di opere per l’infanzia e i ragazzi, sebbene abbia prodotto molti lavori anche per adulti. Tra l’altro ha anche scritto libri e romanzi a quattro mani con Bianca Pitzorno e negli anni Novanta ha legato il proprio nome ai testi per il programma della RAI l’L’Albero Azzurro. Qualcun altro lo ricorderà per il racconto Il cuoco prigioniero dal quale è stato tratto il film Le avventure di Totò Sapore.

La storia in breve
C’era un nonno sdraiato sul letto, era molto pallido e magro e leggero.
C’è un nonno steso su un letto e intorno tutti i suoi parenti lo guardano. Tutti tranne uno: Mattia, il nipote più piccolo, di appena sette anni, che guarda una mosca sul soffitto. Poi il nonno si alza e invita Mattia a fare una di quelle passeggiate che a loro piacciono tanto. Le altre persone presenti non si accorgono di nulla e, in silenzio, Mattia e il nonno escono di casa. Appena usciti si trovano di fronte un paesaggio diverso al posto delle strade del paesino:una grande campagna verde e gialla, attraversata da un fiume. i due protagonisti passeggiano sulla riva sinistra del fiume e vivono molte avventure: pescano, “catturano” un cavallo, girano per le stradine di un paesino, salgono sul campanile, fanno una caccia al tesoro e vengono catturati dai pirati. mentre avviene tutto ciò il nonno si rimpicciolisce fino a diventare invisibile. Alla fine del racconto, inganna Mattia dicendo: “Eccomi qui, tutto profumato di peperone!”. Il nipotino, volendo sentire l’odore, annusa così forte da far arrivare il nonno dentro le sue narici, infatti era questo lo scopo del nonno: arrivare lì per stare sempre con Mattia, anche dopo la sua morte. Mattia torna a casa e vede il corpo normale del nonno senza vita, allora chiede al nonno “Dove sei?” e il nonno gli risponde di essere dentro di lui, “Lì c’è l’esuvia”.

Alla comprensione della ricchezza del testo può essere utile questa preziosa lettura