Un’idea sbagliata
Scrive Chuck Palahniuk in Gang Bang: “Overdose di informazioni. Un’idea sbagliata può mettere radici in te e crescere”.

Uno spunto da Primaonline
Editori vs Google

Murakami, consigli per gli acquisti
Lo zio del signor Uccello Giraviti ha fatto fortuna mettendo su una catena di ristoranti. Haruki Muratami lo fa parlare così delle risorse umane: “Quando pensi che uno sia la persona giusta devi spendere senza remore, e cogliere l’occasione. Ciò che si può comprare col denaro, compralo, è la cosa migliore, non stare tanto a pensare se fai un profitto o una perdita. L’energia superflua riservala per le cose che non si possono comprare con i soldi”.

I capi e l’uccello di Murakami
– I capi. Papà, chi sono i capi?
Mia figlia ha 7 anni e tante domande impertinenti.
Io invece che ne ho molti di più, ma sono affetto da afasia cronica, non amo molto rispondere.
Mi verrebbe da dirle che i capi sono quelli che impartiscono ordini e che dunque sanno prima quello che deve accadere dopo.
Ma sembra una risposta di quelle che puzzano, di quelle che potrebbero far venire in testa alla mia piccola la malaugurata idea secondo cui la vera sfida dell’intera esistenza sia diventare proprio uno di quei capi, uno di quelli che impartiscono ordini agli altri.
Devo cercare qualcosa di diverso, di più asettico, di più alto.
Mi viene in soccorso il buon vecchio schedario, redatto secondo i principi della Rosa dei Venti del caro Jean Guitton (un giorno forse ve ne parlerò). Ed ecco che mi si fa incontro questo brano tratto dall’Uccello che girava le viti del mondo.
Scrive Huraki Murakami

“Nomonhan per l’esercito imperiale era una vergogna e tutti i soldati che erano scampati alla morte lì furono inviati nei campi di battaglia più pericolosi. Come se dicessero loro: andate un po’ a crepare da quelle parti. Invece quei pazzi che a Nomonhan avevano dato ordini assurdi, poi hanno tutti fatto carriera nel comando centrale. Alcuni di quelli lì dopo la guerra sono diventati persino uomini politici. Ma quei poveracci che avevano combattuto sotto i loro ordini sono stati quasi tutti annientati”.

Ho finito. Tutto qui. Ma da un pezzo mia figlia è già tornata alle cuffie dell’Ipod.

Murakami e l’animale politico
Sorprendente Murakami. Descrive un tipo e traccia un azzeccato ritratto dell’animale politico dei nostri giorni.

“Era estremamente efficace nel mettere fuori combattimento l’avversario in un batter d’occhio e in due parole. Aveva anche un’intuizione animalesca e istantanea per capire da che tirasse il vento. Ma ad ascoltare attentamente quanto diceva, a leggere ciò che scriveva, ci si accorgeva che mancava di coerenza”

Ancora: “Non aveva profonde convinzioni basate su una visione del mondo. Aveva costruito il suo sistema mettendo insieme in modo complesso idee superficiali, di cui poteva istantaneamente riarrangiare la combinazione secondo le circostanze”.

E poi: “L’unica coerenza che si potesse trovare nelle sue opinioni era il fatto che sistematicamente non ce ne fosse alcuna”.

Infine: “Sembrava un camaleonte dotato di intelligenza. A seconda del colore dell’avversario, cambiava il proprio, costruiva sul momento una logica adatta alla circostanza e a tal fine mobilitava ogni possibile dialettica”.
(Da L’Uccello che girava le viti del mondo)

Cortazar e la verità delle illusioni
Horacio Oliveira ne è convinto: “Le illusioni hanno la forza di muovere i loro fedeli, le illusioni e non le verità”. Da Il gioco del mondo.

Due etti di Murakami e il logorio della vita moderna
In metro. Afoso martedì mattina di metà giugno. Intorno a me vedo soltanto gente imbufalita, che corre, si spintona, s’arrabbia per nulla. Io cerco di restarne quanto più possibile fuori da questa marea che quasi s’incazza pure della mia flemma. Mi sento come Ernesto Calindri nella reclame del Cynar (flashback tropo datato?), seduto al tavolino di un bar che sorseggia la bevanda nel mezzo del quotidiano ingorgo di auto.
Allora angosciato affretto il passo, poi proprio non ce la faccio e mi fermo. Scorro l’ereader e ritorno a due passaggi di Murakami che riecheggiano il Qoelet e mi offrono conforto:
“…c’è un tempo per ogni cosa. Come il flusso delle maree, nessuno lo può cambiare. Quando è necessario attendere, bisogna limitarsi ad attendere”.
“La luce viene a illuminare le azioni della vita per un periodo di tempo limitato e brevissimo. Per qualche decina di secondi soltanto, forse. Passati i quali se ne va, e se uno non è riuscito ad afferrare la rivelazione che gli veniva offerta in quel momento, non avrà una seconda opportunità”.
Grazie, signor Uccello Giraviti. E buona giornata!

Regimi
“Il peggior crimine di un regime totalitario è costringere i cittadini, incluse le vittime, a diventare suoi complici. Farti ballare con il tuo carceriere, così come farti partecipare alla tua esecuzione…”.
(Azar Nafisi, Leggere Lolita a Teheran)

Quando Saroyan cantò ‘o sole mio
Ancora Saroyan: mi sorprendono nella sua Commedia Umana (1943) le tracce dell’arcinota melodia napoletana che però credevo sbarcata negli States soltanto nel dopoguerra. In fondo anche le edizioni americane citate da Wikipedia (Bill Haley, 1957, ed Elvis Presley, 1960) sono ampiamente tardive rispetto al testo di Saroyan. Eppure in quelle pagine la celebre canzone (Capurro-Di Capua, 1898) fa capolino in un rilassato pomeriggio d’una domenica primaverile che un gruppo di emigrati italiani trascorre in campagna… Tutto il mondo è paese. Non me l’aspettavo in un’epoca che pensavo meno globalizzata della nostra.

Quando cambiare aria non serve
“Perché mai speravo che all’estero saremmo stati felici?
Un cambiamento d’ambiente è la tradizionale premessa fallace in cui ripongono le loro speranze gli amori e i polmoni condannati”
(Nabokov, Lolita)

Ossessionati dall’immagine
“A tutti piace essere fotografati” scrive Bolano in Puttane assassine

Saroyan e la democrazia
Che scoperta Saroyan! Trovo di una grande attualità la sua Commedia Umana (1943).
“In uno stato democratico gli uomini sono tutti uguali, fino a quando sono messi alla prova. A questo punto, ognuno è libero di mettersi a fare il bene o il male, di diventare saggio o stolto, come crede”

Romanzo breve o racconto lungo?
E’ l’interrogativo che spesso si pone chi scrive. E pur essendo convinto che di sovente la differenza non la faccia tanto il rigaggio quanto la capacità di sviluppo delle trame e delle sottotrame, credo che la succinta tavola che segue possa costituire un buon punto di riferimento

Racconto breve. Racconti che devono contenersi al massimo in 5 cartelle dattiloscritte, a spazio due, di 30 righe per 60 battute ciascuna, corrispondenti a 2000 battute (spazi inclusi) di Word ciascuna.
Racconto. Da 5 a 30 cartelle dattiloscritte.
Racconto lungo. Dalle 30 alle 50 cartelle dattiloscritte.
Romanzo breve. Dalle 50 alle 150 cartelle dattiloscritte.
Romanzo. Oltre 150 cartelle dattiloscritte.

I racconti censurati di Pavel
Sono usciti in italiano due racconti di Ota Pavel censurati dal regime ceco. La traduzione è di Barbara Zane. Il volume è intitolato La morte dei caprioli belli, edizione Keller, pagine 160.

Letteratura, ciottoli e pietre preziose
“Nabokov lo aveva descritto quello che ci sarebbe successo avremmo scoperto come il banale ciottolo della vita quotidiana, se guardato attraverso l’occhio magico della letteratura, possa trasformarsi in pietra preziosa”
(Azar Nafisi, Leggere Lolita a Teheran)

Preghiera all’Aldilà
“Nessun aldilà è accettabile se non me la renderà com’era allora”
(Nabokov, Lolita)

I libri
Non si finisce mai di leggere, anche se i libri finiscono proprio come non si finisce mai di vivere, anche se la morte è un fatto certo.
(Ancora Bolano, ancora in Puttane assassine)

Le donne
…sono scimmie intirizzite dal freddo che contemplano l’orizzonte da un albero malato, sono principesse che ti cercano nel buio, piangendo, indagando le parole che non potranno mai dire.
Nell’equivoco viviamo e pianifichiamo i nostri cicli di vita
(sempre Roberto Bolano, sempre in Puttane assassine)

Bolano ritrovato
“Un romanzetto lumpen”: così riappare Bolano. Adelphi ha ristampato la deliziosa favola nera – l’ultimo lavoro dello scrittore di cileno, scomparso dieci anni fa – già pubblicata da Sellerio nel 2005 (Un romanzetto canaglia). Vale proprio la pena riscroprirla oppure leggerla. E’ la storia di Bianca.