Mi colpisce la notizia che Sueddeutsche Zeitung sbatte in prima pagina e che probabilmente offre la misura esatta sia della gravissima crisi economica ma anche dell’immenso orizzonte offerto dalla frontiera digitale. Ebbene, la Brockhaus – sinonimo da due secoli delle enciclopedie che hanno invaso gli scaffali di biblioteche e case tedesche – chiude i battenti e manda a casa 600 lavoratori. L’ultima edizione, la XXI, sfornata in 30 volumi nel 2006 per poco meno di 3mila euro a copia, non avrà altri aggiornamenti se non via internet e fino al 2020. Per tutti i giornali tedeschi, Bild in prima linea, questa è la sconfitta di una battaglia che ha un unico vincitore: Wikipedia. Epperò io mi chiedo: non è proprio questa la sfida che l’editoria deve affrontare? Vale a dire: appropriarsi dei nuovi strumenti per diffondere competenze consolidate nei secoli. Non ho idea di come la Bertelsmann – ovvero la casa editrice entrata in campo 4 anni fa – intenda proseguire. Ma ho una sola certezza che mi deriva a sua volta da un dubbio: davvero la Brockhaus non serve più? Per ora mi conforta sapere che Bertelsmann non ha ancora deciso il futuro del marchio. D’altro canto, il buon vecchio Friederich Arnold Brockaus che nel 1810 sfornò la prima edizione non avrà affrontato analoghi rischi e medesime incertezze di fronte alla tecnologia del tempo?