Il commissario cercando di essere molto autorevole disse che pretendeva un immediato silenzio ed un rapporto conciso ed esauriente, il solo Sirica era autorizzato a parlare.
“La vostra idea era buona, Commissario, Landolfi è rimasto a guardia del tesoro tutta la notte con due amici suoi ma non è successo niente, poi stamattina, quando già ormai pensavano di andarsene hanno sentito dei rumori, si sono nascosti e hanno visto arrivare la signora che si è avvicinata alla cassa, loro credevano che volesse rubare qualcosa e invece lei voleva metterci questa.” Con fare plateale Sirica cacciò dalla tasca una spilla a forma di farfalla ornata di pietre multicolori.
“Ma questa è la spilla della vittima!” esclamò Ester Minardi.
“Signora Rispo,- intervenne il commissario – le conviene dire la verità, perché stava cercando di mettere la spilla nella cassa?”
“Quando l’ho trovata non lo sapevo di chi era e me la sono tenuta, poi mio marito mi ha raccontato del tesoro e mi sono spaventata e la volevo rimettere a posto. Io non c’entro niente, come ve lo devo dire.”
“Dov’era tra le otto e le nove del giorno del delitto?”
“Ehi, piano commissario – si intromise il marito- che andate pensando…”
“Landolfi, accompagna fuori il signor Rispo, forse non ha capito che questa è un’indagine per un omicidio. Non può parlare al posto della moglie e la signora deve fornirci un alibi convincente.”
“Va bene, mi sto zitto. Iolanda, parla, digli dov’eri quella mattina.”
Con tono spavaldo la signora disse: “Faccio la bidella dalle monache e quelle sono pignole, alle sette precise devo stare a scuola e ci rimango fino alle quattro, anche più tardi a volte, e quello era un giorno di scuola, potete andare a controllare, ve lo ho detto che io non c’entro con la morte della signora Palumbo. Posso andare ora?”
“Un momento, se stamattina non eravate a scuola, vuol dire che potete uscire durante il lavoro!”
“Ma quando mai, figuratevi se le monache mi lasciano uscire! Stamattina non c’era lezione perché hanno portato i bambini al circo, così dopo che ho fatto le pulizie mi hanno dato una mezza giornata libera, ma è una cosa eccezionale, capita si e no due, tre volte all’anno, e comunque non quel giorno là, potete controllare.”
Il commissario, irritato dal tono arrogante dei coniugi Rispo, avrebbe voluto tenerli un po’ sulle spine ma poi pensò che era meglio lasciarli andare e tenerli d’occhio e così, raccomandando loro di tenersi a disposizione, li mandò via.
Stavano di nuovo tutti riuniti intorno al commissario, guardavano in silenzio la farfalla così incongrua tra le carte che ingombravano la scrivania.
“E’ molto bella – disse pensosa la Minardi – e le pietre sono vere, credo che valga parecchio.”
“Anch’io penso che valga parecchio – le fece eco il commissario – e non solo in termini economici. Dobbiamo scoprire che cosa rappresenta questa spilla per la vittima e per il suo assassino. In fondo, se è vero quello che ci ha detto la signora Carmela era lei che lo stava cercando.”
“Era lei che la stava cercando – corresse Sirica – l’assassino è una donna, commissario, ne sono sempre più convinto, in questa storia ci sono solo donne…”
“Ricominci? – lo bloccò la Minardi – E’ meglio che me ne vada. Commissario, io per oggi ho finito, posso portarmi a casa il libro? Vorrei leggere anche le altre interviste, potrebbero darci qualche idea.”
Gli uomini rimasero ancora un poco a parlare, poi, visto che non avevano idee, si occuparono d’altro.
(9.continua)