Quando Sirica entrò nella stanza, trovò il commissario Luigi Dauria appena rientrato dal suo paese e già seduto alla scrivania con tutta la squadra riunita per gli aggiornamenti. La bella ispettrice Ester Minardi, stava riferendo, come al solito in modo conciso ed efficiente, proprio su questo ultimo caso.
“Per una relazione ufficiale è presto, tuttavia si può ragionevolmente ipotizzare che la vittima sia stata aggredita alle spalle da qualcuno che conosceva o almeno aveva fatto entrare volontariamente in casa. Infatti, oltre alla sedia caduta, non ci sono altri segni di violenza, anzi sul tavolo c’erano due tazzine di caffè e sulla credenza un piccolo vassoio con dei biscotti. La morte è avvenuta tra le sette e le nove.”
“Impronte?” chiese il commissario.
“Le stanno analizzando, ci faranno sapere se sono schedate.”
“Allora che facciamo? Aspettiamo o cerchiamo di sapere qualcosa della vittima?” disse il commissario guardandoli uno per uno, compreso l’agente Landolfi che cercava di nascondere uno sbadiglio.
“Scusate, Commissario, ma è stata una notte terribile!”
“Perché, che è successo?”
“I bambini non smettevano di piangere…”
“I bambini?”
“ Lasciate stare, commissario – intervenne Sirica – sta parlando dei figli che hanno la varicella. Piuttosto vi volevo dire che io ho cominciato a fare qualche domanda, il salumiere del vicolo è mio cugino e secondo lui non è che ci sia molto da dire. Mi sono fatto l’idea che la signora, pace all’anima sua, non doveva essere molto simpatica. Mio cugino ha detto che non dava mai una mancia al ragazzo della spesa, e questa è una cosa indicativa, tu vedi un bravo ragazzo che si alza presto tutte le mattine e fa tutta la giornata avanti e indietro a portare le spese con qualsiasi tempo e non ti viene in mente di dargli qualcosa….”
“Ma perché, che fa di speciale questo ragazzo? Fa semplicemente il suo dovere!” si intromise la Minardi.
“Ma perché fate finta di non essere napoletana! – da quando era diventata ispettrice Sirica le dava ostentatamente del voi – Lo sapete benissimo come passano la giornata i ragazzi dei quartieri e quelli che lavorano onestamente per quattro soldi alla settimana sono quasi un’eccezione, qui non è come al nord…”
“ Ecco, lo sapevo, si finisce sempre a dire che Napoli è un caso a parte, che l’illegalità è la norma… ma allora noi che siamo?”
“Noi siamo degli eroi, ecco cosa siamo! Voi, per esempio che siete una così bella donna, quante occasioni…”
“Sirica! Non trascendiamo!” lo fermò il commissario.
“Scusate, ho sbagliato. Allora prendiamo Landolfi con moglie e figli a carico che dopo il lavoro invece di arrotondare a nero, va a fare il volontario per scoprire cose nuove della nostra città. Non è un eroe lui? E io, lo sapete quanti soldi mi potevo fare se solo mi voltavo dall’altra parte e facevo finta di non vedere? E invece no, sapete quanti amici ho perso! E il commissario, lo vediamo noi quanta gente deve buttare fuori a calci!”
“Veramente a calci non è proprio il mio stile, – si difese ridendo il commissario – e comunque siamo degli eroi un po’ chiacchieroni oggi. Vogliamo occuparci del delitto, ora?”
“Ma Commissario, aspettiamo, magari dalle impronte capiamo che è stato qualche balordo della zona e non sprechiamo fatica. Non è che non abbiamo niente da fare.”
“Va bene, però quando finiamo mi accompagni in vico Fiorito, voglio vedere un po’, così per scrupolo.”
Invece poi dovettero tornare in Vico Fiorito non per scrupolo ma perché le numerose impronte risultarono non appartenere a nessuno dei soliti schedati e quindi o era un “nuovo balordo” come sosteneva Sirica o bisognava indagare nella vita della vittima.
Così, in una bella mattinata napoletana, risalirono tutti insieme
il vicolo, Sirica sbuffando, gli altri a passo veloce per sottolineare la loro forma perfetta. Raggiunto il basso del delitto, il commissario entrò con Sirica mentre Landolfi e la Minardi andarono in giro in cerca di notizie. Più tardi si ritrovarono seduti intorno al tavolo della povera signora Palumbo ma c’era ben poco di nuovo su cui discutere. La vittima aspettava il suo assassino, gli aveva preparato il caffè, ma non aveva fatto a tempo a berlo né ad offrirgli i biscotti perché era stata aggredita alle spalle e strangolata con una catena d’oro presa da un astuccio trovato sotto il tavolo, vuoto così come era vuoto un altro astuccio più piccolo trovato invece sul tavolo. Cosa contenesse questo secondo astuccio non era dato sapere, secondo la Minardi era troppo piccolo per una collana e troppo grande per un anello, lei proponeva un pendente o una spilla. Per quanto riguarda la vittima l’unica cosa certa era che senza essere proprio odiata non era certo amata.
“Che caspita! – disse Landolfi – di un morto si dice sempre qualcosa di buono, questi invece pare che l’unica cosa che sanno dire è che la vecchia si faceva i fatti suoi, che non dava fastidio a nessuno, che nessuno di loro frequentava questa casa, le uniche persone che la bertuccia ha visto…scusate, commissario, non dovrei chiamarla così, sono anche io padre di figli, ma quella bambina sembra proprio una bertuccia.”
“Insomma, Landolfi, va bene che non dormi la notte ma spiegati un po’ meglio.”
“Allora, me ne stavo andando quando da un balconcino proprio sopra la porta della vittima una bambina mi ha detto ciao, ho alzatola testa e ho visto dietro le sbarre questa bambina piccola piccola con i capelli scuri tutti arruffati, lei mi ha chiesto se ero un poliziotto e io così per giocare le ho fatto delle domande, quanti anni hai, vai a scuola, cose del genere, lei mi ha detto che sta sempre affacciata al balcone perché la madre non la può portare a scuola, allora le ho chiesto se aveva visto qualcuno che veniva a trovare la signora del basso di sotto e lei ha detto che qualche volta ha visto un uomo che porta le lettere, due suore, il dottore, l’uomo che dice acqua e poi sale pure a casa sua, insomma niente di particolare.”
“Non possiamo comunque escludere la gente della zona perché se anche non ci sono motivi di rancore nel presente, potrebbero esserci nel passato. Quanti anni aveva la vittima?” chiese il commissario.
“Era del 1920, era nata il 16 gennaio.” Rispose pronta la Minardi.
“Bè, di passato ne aveva! – disse Sirica – L’unica cosa è parlare con mio cugino, ha la salumeria qui affianco, potrebbe aiutarci anche se non è di qui…”
“E di dove è?” volle sapere il commissario.
“Lui è di via…” e nominò una strada a meno di cento metri in linea d’aria, ma fu come se avesse detto l’America.
(2.continua)