Cose strane succedevano in quel tempo di guerra – pensò cercando di adeguare il suo passo a quello svelto della madre – la spesa si faceva a casa delle amiche e invece dei soldi si davano vecchi gioielli. Una bottiglia d’olio, sei uova e un pacco di zucchero valevano quella spilla che la madre portava sempre quando si vestiva elegante, era bella, a forma di farfalla con tutte pietre colorate.
Il suono dell’allarme interruppe i suoi pensieri. La madre prese la sua mano e cominciò a correre con la borsa della spesa che ondeggiava al suo fianco. Improvvisamente una strana luce, un fragore, tanta polvere e sua madre stesa in una pozza di olio e sangue, silenziosa per sempre.

I paletti che impediscono ai veicoli l’accesso a Vico Fiorito non allontanano solo smog e rumori ma anche il passare del tempo. Sui vecchi basoli scuri ancora si sentono i passi, nell’aria ancora i profumi dei giardini imprigionati tra vecchie mura, da un balcone aperto il suono di un pianoforte. Camminando si saluta sempre qualcuno perché più o meno ci si conosce tutti.
Chi conosce veramente tutti è Don Gaetano, il salumiere. Lui, decidendo a suo insindacabile giudizio a chi fare credito e a chi no, ha potere di vitto o di digiuno su molti abitanti; dalla spesa quotidiana conosce possibilità economiche, gusti e idiosincrasie, avarizie e generosità, sa chi lavora, chi parte, chi ritorna.
Una mattina, per esempio, mentre sfogliava le note della spesa, guardando al di sopra delle lenti da presbite la moglie seduta alla cassa, commentò:
“Nel palazzo affianco devono aver preso una bolletta….guarda qui, Jolanda ha chiesto il conto, Teresa ha pagato ieri e oggi ha ordinato tortellini, mozzarella, un quarto di crudo….”
Suonò il telefono, era una cliente, la moglie segnò tutto e salutò. Poi disse al marito: “Anche la signora Palumbo è impazzita: ha ordinato un pacco di caffè e dei biscotti.”
“Strano, lei non beve caffè, aspetterà qualcuno.”
Don Gaetano aveva più di cinquanta anni, giocava ancora a pallone e per tenersi in allenamento ogni volta che consegnava una spesa tornava al negozio di corsa, così quella mattina del 21 ottobre alle ore 11 e 20, quando il suo garzone entrò urlando come un pazzo: “Sta stesa a terra la signora Palumbo, è morta, l’hanno strangolata!” Don Gaetano superando tutti arrivò per primo al basso della povera signora, solo dopo arrivarono la moglie, il garzone e due donne che stavano nel negozio per la spesa.
La donna era caduta a terra, vicino c’era una sedia rovesciata e aveva una catena d’oro stretta intorno alla gola.

Dopo alcune ore nel vicolo era tornata una parvenza di calma, la polizia aveva portato via il corpo, messo i sigilli alla porta del basso ed era andata via.
Solo l’agente Sirica era rimasto ma in forma privata essendo cugino fraterno del salumiere ed ora stavano appunto commentando la strana casualità.
“Da quanto tempo non ci vediamo?”
“Sarà certamente dall’ultimo funerale…”
“Già, ci facciamo vecchi, prima almeno ci incontravamo alle feste di matrimonio o di prima comunione, era meglio!”
“Quante ne abbiamo fatte noi due da ragazzi, stavamo sempre insieme…tu più che no’ frate si stat’..”
“…‘na sora per me!” concluse l’altro ridendo all’antico tormentone.
Poi Sirica si fece serio:
“Ma di questa signora Palumbo che dici, così informalmente, hai qualche idea?”
“Da quando hanno rimesso i paletti il vicolo è tranquillo, sono anni che non succedono scippi e nemmeno furti nelle case, ma qualche drogato disperato o qualche straniero ci può sempre essere…”
“Può essere, la stanza sottosopra, la scatola del gioielliere vuota, ma un ladro che usa quella catena d’oro per uccidere invece di rubarla è troppo strano. Tu lo sapevi che la signora aveva quei gioielli? La catena da sola deve valere un patrimonio.”
“Veramente la signora Palumbo, pace all’anima sua, era, come dire, molto accorta con i soldi, in tanti anni mai uno sfizio, mai una mancia al ragazzo. Non ho mai capito se era per necessità o per tirchieria. Qualcuno diceva che era molto ricca o almeno lo era stata ma si dicono tante cose…”
“Va bene, ora devo andare. Raccoglimi un po’ di chiacchiere e fammi sapere.”

(1.continua)