“Lo sapevo, lo sapevo che non venivi.”
La voce di Marinella al telefono era quasi di pianto.
“Ma com ete lo devo dire, è successo tutto stamattina. Non posso lasciare proprio adesso, abbiamo appena cominciato le indagini. Ma non è detto, può darsi che per sabato, se abbiamo risolto o comunque riesco a lasciare, vengo, te lo prometto, dai amore, sabato prossimo starò da te e andiamo a fare il bagno al fiume, va bene?”
“E va bè! ma non potevi fare un altro lavoro? Però sabato ti aspetto, promesso?”
“Sì, promesso. Ora ti devo lasciare, è venuto Sirica con il referto del medico legale.”
“Ciao, amore e comunque auguri lo stesso per il tuo onomastico!”
“E’ vero! oggi è san Luigi. Me ne ero scordato, grazie amore, a sabato.” Il commissario chiuse il cellulare.
“L’avete fatta dispiacere eh? povere le nostre donne, oltre alla preoccupazione, mai che si possa rispettare un programma. Comunque sabato vi caccio io da quest’ufficio, parola mia.”
Sirica in realtà era uno scapolo impenitente ma prendeva molto a cuore le storie familiari dei colleghi ed in particolare aveva adottato il commissario e la sua fidanzata che, pensava, oltre ad essere bella era anche brava e intelligente e non era giusto che il commissario la lasciasse tutta sola al paese. Il commissario poi era anche lui un bel giovane: alto, fisico atletico, occhi azzurri, simpatico e alla mano. Insomma Marinella non doveva dormire sonni molto tranquilli a saperlo solo in città. Era meglio se si sposavano presto e avevano tanti bei figli.
“Allora, Sirica, a che stai pensando?”
La voce del commissario lo riportò alla realtà: “Scusate, mi ero distratto. Dunque, questo è il referto quasi definitivo che conferma quello che già sapevamo: l’ora deldecesso0 è tra le 22 e 30 e le 23, la vittima aveva 78 anni e stava in buone condizioni fisiche per l’età che aveva. La morte è avvenuta per trauma cranico e questo è tutto. Ora volete sapere degli abitanti del palazzo? abbiamo un elenco, li abbiamo interrogati quasi tutti.”
Alla fine risultò che il palazzo era così abitato: al piano terra c’era un locale vuoto e, dall’altra parte del portone, un basso in cui abitavano una coppia anziana con un figlio ventenne tossicodipendente con precedenti per furto, il padre era disoccupato, venditore ambulante. Al primo piano c’erano due appartamenti: in uno abitavano quattro studentesse molto chiacchierate ma, a parte il fatto che avevano capelli di colori improbabili e a volte facevano l’alba, non era emerso niente; l’altro appartamento era studio e abitazione di un avvocato trentacinquenne che si occupava soprattutto di assicurazioni e incidenti d’auto, non sembrava che la professione gli rendesse molto. Al secondo piano c’era un appartamento disabitato ed uno praticamente vuoto perché la proprietaria di fatto viveva presso il figlio. Infine all’ultimo piano c’era la casa del delitto e quella della famiglia Bisca.
Il commissario pensò a lungo poi chiese banalmente:
“Avete controllato gli alibi?”
Sirica si mise più comodo e cominciò: “Il pregiudicato, Manna Gennaro, non ha alibi, era in giro con amici che non ha saputo indicare. i genitori erano a casa a guardare la televisione. Delle studentesse, tre erano a casa, con loro c’era un amico, si tratta di Piscopo Andrea, lo abbiamo fermato per quegli incidenti allo sgombero del centro sociale, è uno scalmanato ma viene da una buona famiglia ed è stato subito rilasciato. una delle ragazze invece non ci ha voluto dire dove era, prima ha detto che stava da un’amica, poi che stava in un pub. L’impressione è che non può dire con chi stava, dobbiamo insistere?”
“Cerca di saperlo in via confidenziale, falla interrogare da una collega, può essere che con una donna dica di più. andiamo avanti.”
“Poi c’è l’avvocato Danise, questo non me la conta giusta, secondo me sta in mezzo agli imbrogli. Però l’alibi è stato confermato, era a casa di amici, tutto vero. Poi ci sono i bisca: il padre, Corrado, era in servizio sulla linea C23, abbiamo controllato le firme e gli orari. La signora era a casa con la figlia sicuramente e lei dice che c’era anche il figlio, ma il ragazzo ha detto di essersi ritirato verso le 10 e 30, in questo caso potrebbe aver visto o sentito qualcosa perché era molto teso.”
“E dove era stato prima?”
“Per strada, i ragazzi del quartiere si riuniscono davanti alla chiesa e stanno lì a dare qualche calcio al pallone, a parlare, gli amici hanno confermato, ma non ci contate molto, per loro è un dovere dirci bugie, è una questione di principio.”
Stancamente e senza troppa convinzione il commissario concluse: “Controlliamo per ora il ragazzo del basso, le studentesse, i loro amici ed anche il figlio della signora Bisca. Ed ora ti saluto perché ho bisogno di camminare.”
Il commissario prese la giacca e a passo veloce lasciò l’ufficio.
(4.continua)