intervista raccolta da Sergio Russo

Paola Sala ha solo i piedi in pianura padana: la testa è tra i boschi, i fiordi, i caffè, le cucine calde, gli alci solitari, gli orizzonti di Capo Nord e i dialoghi con l’amico scrittore Bjorn Larsson. Insegna filosofia, scrive e cucina per gli amici. Offre bicchieri di vino buono. Ha pubblicato : “Pensati”, “L’apparenza”  e “Amo gli uomini purtroppo”.

 

Quando scrivi è importante l’idea di essere letti? O meglio, ti condiziona il sapere che poi il tuo scritto sarà letto da altri o da qualcuno in particolare?

Non scrivo per essere letta. Non penso a chi mi leggerà. Scrivo perché mi fa stare bene scrivere. Addirittura “Pensati” e “L’apparenza” li ho scritti pensando di non pubblicarli, infatti l’ho fatto dopo molto tempo. Ripeto. Scrivo perché sto bene quando scrivo, posso inseguire le mie emozioni. Per questo non riesco neanche a scrivere a tema . Mi serve l’ispirazione.

Dunque scrivi per te, più che per raccontarti agli altri?

Scrivo per me. Però è cambiato qualcosa perché i libri che ho pubblicato li ho scritti per me, ma ora che mi sono accorta che vengono letti si è aggiunta la responsabilità del contenuto, la ricercatezza dei termini e la musicalità dei termini.  Ma resta vero che non mi preoccupa chi mi leggerà.

E’ importante per te che qualcuno legga i tuoi scritti?

Bjorn Larsson, ma non mentre scrivo, perché allora  ci sono solo io. Ma  una volta finito, il suo parere è il più importante. Perché lo stimo. Prima di pubblicare l’unico parere che può spingermi a modificare il testo è quello della mia ex insegnante di filosofia a cui sottopongo la correttezza dei contenuti di carattere filosofico.

Sono più importanti le emozioni o i fatti che ti sono accaduti?

Il fatto mi fa venire l’idea,  l’emozione mi fa scrivere il libro.  Scrivo solo emozioni.

C’è un’ora in particolare in cui scrivi?

Anche tutto il giorno. Quando scrivo non devo fare altro. Scrivo anche dieci ore, le migliori idee però mi vengono di notte. Certo devo essere libera. In questo senso  l’anno di disoccupazione che purtroppo ho vissuto è stata un’ottima opportunità .

Ti spinge a scrivere di più uno stato d’animo malinconico o allegro?

“Pensati” e “L’apparenza”  è stata la malinconia a farmeli scrivere. La difficoltà del momento, la disoccupazione appunto. Scriverli infatti  è stato un percorso di analisi. “Amo gli uomini purtroppo”  invece è partito da una sofferenza trasformata poi in ironia per poter affrontare la sofferenza.

Quanto di  te reale c’è e quanto di desiderato?

C’è il mio reale, tutte le angosce e le paure, ma anche i desideri, tutti i miei personaggi fanno cose che io non ho mai fatto, percorsi di vita che non ho mai fatto. Come gli attori dicono che recitando vivono più vite lo stesso vale per lo scrittore che scrivendo vive più vite.

Che cos’è per te la letteratura?

È letteratura quando ti lascia  dentro qualcosa. Quando dopo averlo letto non sei più uguale. Come un rapporto d’amore che ti cambia.

Quanto conta la tecnica?

Conta la lettura, la scuola non mi ha insegnato a scrivere, raramente lo fa, ti insegna a scrivere frasi corrette cosi come a scuola di musica impari a suonare ma non a comporre. Io sono quello che ho letto, la letteratura nordica in particolare. Credo che l‘importante sia leggere fino a trovare il proprio mondo. Io, dicevo,  mi sono  ritrovata nella scrittura nordica e non in quella sudamericana, ad esempio. E poi c’è lo stile. Spingere il lettore a continuare, ad esempio, è questione di stile. L’ho imparato leggendo Hamsun premio nobel per la letteratura, ha scritto il racconto “fame”. In se il racconto è niente ma è come lo racconta l’importante, è  lo stile appunto.

Un consiglio ai nuovi scrittori.

Leggere, per lo stile e vivere per scrivere, ma è anche vero che mentre scrivi vivi. Scrivere senza pensare a chi leggerà. Lasciarsi andare. Giocare con le parole, sentire la musicalità. Bisogna riscoprire il potere evocativo delle parole e rispettarle.

Che fine farà la letteratura?

Se continuiamo a impoverirci culturalmente ed emotivamente, se non comunichiamo più con gli altri, se diventiamo analfabeti a livello emotivo, e pensiamo che il tutto subito  sia la soluzione, la letteratura non ci sarà più, i libri sì, la letteratura no. Però non accadrà, ci sarà sempre qualcuno che scriverà grandi emozioni: la letteratura  è parte dell’uomo.

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