Il commissario sostò sulla soglia, incerto se andare prima dal tabaccaio o dalla signora Bisca. Una cosa è certa, se tanta gente ha voglia di parlare, la camorra non c’entra in questa storia, pensò sconsolatamente. Guardò l’orologio, erano le undici e trenta, la signora avrebbe parlato con più calma adesso piuttosto che all’ora di pranzo. Poco dopo saliva le scale del vecchio palazzotto salutando la donna che si era affacciata dalla ringhiera. Ma al pianerottolo una sorpresa lo attendeva: i sigilli messi all’appartamento dei Gargiulo erano stati rotti.
“Ora dobbiamo chiamare gli agenti!”
“Quali sigilli?” La signora era visibilmente impallidita.
“Qualcuno è entrato nell’appartamento.” disse severamente il commissario.
“Ah! veramente sono stata io. Sì, sono stata io.”
“Ma signora, siete impazzita? lo avevamo detta chiaramente che non doveva entrare nessuno!”
“Ecco io… mi serviva il frullatore, il mio si è rotto e allora, che volete, la forza dell’abitudine, sono andata a prendere quello del signor Gargiulo. Lui me lo prestava sempre, che ci volete fare, i miei figli i fagioli se non sono passati non se li mangiano! ma poi, non vi preoccupate, l’ho rimesso al suo posto e non ho toccato niente altro.”
Mentre la donna parlava il commissario chiamò con il telefonino Sirica dicendo di venire immediatamente con la scientifica.
“Va bene, signora, ora controlleremo. Comunque perché mi volevate parlare?”
“Entrate commissario, vi preparo un bel caffé mentre aspettiamo.”
Il caffé della signora Bisca risultò davvero squisito e il commissario, notando di sfuggita il frullatore sul ripiano della credenza, allungò le gambe sotto il tavolo della cucina, di nuovo ottimamente disposto verso la donna.
“Commissario, vi ho telefonato perché improvvisamente mi sono ricordata una cosa e cioè che quella sera, verso le 10 e 30, è quella l’ora del delitto, non è vero? a quell’ora, dicevo, mi era sembrato che suonasse il citofono, sono andata a rispondere e invece ho sentito dall’altra parte del muro il signor Gargiulo che diceva: Va bene, apro. Sapete, il suo citofono sta sulla stessa parete del nostro e spesso non si capisce quale suona. Pensate che importante? ho fatto bene a dirvelo?”
“Certo, potrebbe essere importante, questo significa che Gargiulo conosceva il suo assassino e che questi non è un inquilino del palazzo.”
“Ecco! – esclamò con visibile sollievo la donna – proprio questo avevo pensato…”
Il suono del citofono li interruppe, mentre la signora Bisca andava a rispondere, il commissario si alzò e accese il frullatore: un delicato ronzio annunciò la perfetta efficienza dell’apparecchio.
La scientifica appurò che non era stato toccato niente e che non c’erano impronte diverse da quelle precedentemente controllate. Non c’era dunque niente di nuovo se non lo strano comportamento della signora Bisca.
Commentando il fatto Sirica disse:
“Mi faccio tagliare la testa se è stata lei.”
“Anch’io, – confermò il commissario – non ci credo nemmeno se me lo dice lei… anzi sta chiaramente coprendo qualcuno.”
“Il figlio, commissario, si mette paura che è stato il figlio. Quello deve essere un poco di buono, povera donna! Sapete che tormento questi ragazzi di oggi.” la commiserò Sirica che non avendo figli esagerava sempre, quasi per consolarsi di non averli lui questi problemi.
“ Che facciamo, commissario, ci mettiamo appresso qualcuno?”
“Al figlio certamente, ma dobbiamo tenere d’occhio anche la madre, anzi mi sono scordato di chiederle una cosa. Prendimi un appuntamento per domani mattina.”

(7.continua)