Ha più d’un merito l’agile opuscolo di Stephen Holmes dal titolo “Poteri e contropoteri in democrazia” pubblicato per i tipi di Codice Edizioni nella collana Tempi Moderni che giunge ora al decimo anno di vita. Perché al di là della indubbia chiarezza nell’esposizione di quei principi del costituzionalismo liberale dell’Ottocento che restano i capisaldi del pensiero moderno in materia, l’Autore vince largamente la sfida nel dimostrare – a dispetto di ogni frettoloso pregiudizio – che non è mai inopportuna una riflessione del genere e che rischi e patologie sono sempre in agguato. Anche oggi che la lezione della democrazia sembra tanto acquisita da risultare scontata e la tirannide è decisamente parola fuori moda.
Per intenderci. Scrive Holmes: “Anche in uno Stato non autoritario, che quindi non fondi il proprio potere sulla paura dei cittadini (e non se ne nutra), il principio maggioritario può ribaltarsi nel principio minoritario. In casi di questo genere è più difficile che l’opinione pubblica si sollevi in rivolta. A mio parere questa evenienza è densa di implicazioni che devono essere prese in considerazione”.
Ne consegue che fenomeni come leggi ad personam, clientelismo, corruzione, ingiustizia, annullamento del pluralismo dell’informazione diventano i punti di snodo del violento attacco cui assistiamo in questi anni al concetto della separazione dei poteri che pure parve essenziale già oltre due secoli fa ai padri del costituzionalismo.
Lo sguardo di Holmes – che da docente universitario di giurisprudenza a New York si è già occupato del liberalismo europeo, degli insuccessi della democrazia e della liberalizzazione economica post-comunista, e che in Italia è già noto per aver pubblicato Anatomia dell’antiliberalismo (Einaudi, 1995) e Il costo dei diritti (Il Mulino 2001) – si accentra soprattutto sulla realtà degli Stati Uniti, che è quella che conosce meglio, ma con una serie di osservazioni che sono di urgente attualità in tutto l’occidente e anche in Italia. E se Oltre Atlantico l’esempio più evidente di un accentramento dei poteri resta la dichiarazione di guerra all’Iraq di Bush dopo l’11 settembre ecco che si scorgono nelle cronache quotidiane di casa nostra analoghe insidie dietro i frequenti attacchi alla magistratura e agli organi di informazione.
Argomenta Holmes: “La condivisione del potere rende più difficile la strumentalizzazione dei ruoli pubblici per fini privati; bisogna aggiungere inoltre che il potere unilaterale è più vulnerabile non solo alla corruzione per mezzo di premi e regali di varia natura, ma anche a minacce e ricatti: un uomo di Stato che abbia il monopolio del potere subirà forti pressioni da parte di gruppi di interesse, e non avrà la possibilità di difendersi dicendo di avere le mani legate”.
Ma i meriti di Holmes non finiscono qui. E vale la pena di leggerle tutte le trenta pagine del suo saggio, senza dimenticare l’utilissimo glossario che segue curato da Giulia Ubertallo dove si riesce a spiegare in poche parole cosa sono l’asimmetria dell’informazione, cheks and balances, la funzione cognitiva della separazione dei poteri, la legge di conservazione dei problemi, la lobbycrazia, il marketing politico, il whistleblower. Buona lettura.