La signora Bisca era una donna sui quaranta, bassina e rotondetta con i capelli biondi mesciati. Il viso sciupato ma ancora gradevole, la piega della bocca e le rughe vicino agli occhi denotavano un carattere allegro o almeno sorridente, ma in quel momento la donna era visibilmente turbata e aveva da poco smesso di piangere. Si sedette con le braccia poggiate sul tavolo e le mani unite a torcersi continuamente le dita. Prese lei l’iniziativa:
“Allora, commissario, devo ripetere quello che ho detto all’agente?”
“Sì, cominci pure, poi se voglio sapere qualcosa la interrompo.”
“Allora, stamattina sono venuta come al solito a portare il giornale e qualcosa da mangiare. Ho bussato per avvertire e ho aperto con la mia chiave e mi sono meravigliata perché non era chiuso a doppia mandata. Ho chiamato ma nessuno mi ha risposto, allora sono entrata pensando che lui era uscito e invece nella camera da letto l’ho visto per terra… tutto quel sangue! Ho cominciato a urlare come una pazza. Si capiva subito che era morto. E’ arrivato mio figlio che stava uscendo per andare da un amico, poi sono arrivate le studentesse che abitano sotto e una ha chiamato la polizia e diceva: non toccate niente! ma chi volete che si avvicinava! faceva un’impressione…”
“Va bene, signora, chiaritemi un po’ una cosa – il commissario interruppe la donna dandole senza pensarci del voi – perché avete le chiavi? siete una parente?”.
“No no, sono una vicina ma ci conosciamo da tanto tempo, ero amica della moglie buonanima. Il poveretto era rimasto solo così gli cucinavo qualcosa, mettevo un po’ in ordine, gli lavavo la roba.”
“Ma vi pagava per questo?”.
“Che volete, certo qualcosa mi dava, ma io lo facevo per affetto, perché mi faceva pena.”
“Insomma, vi pagava o no?”.
“E va bene, commissario, questo che c’entra. Si, mi dava duecento al mese, ma vi assicuro che non è niente rispetto a quello che facevo e se proprio lo volete sapere era pure un po’ pesante, certe volte non gli andava mai bene niente, poi però si metteva paura che non venivo più e mi chiedeva di avere pazienza, diceva che era un vecchio eccetera. Ma a me quelle quattro lire mi servivano. Mio marito, per carità, non ci fa mancare niente, ma lo sapete come sono i giovani di oggi, chiedono sempre soldi e allora sono storie con il padre. Così quando posso, glieli do io ed evitiamo discussioni.”
“Quanti figli avete, signora?”
“Due, un maschio e una femmina. La ragazza sta in terza media ed è tanto brava, mi aiuta e mi da tante soddisfazioni, così è giusto che ogni tanto si compri qualche vestito, anche per non sfigurare con le amiche…”
“E il maschio?”
“Eh il maschio! per carità è un bravissimo ragazzo, il mese scorso ha fatto 17 anni, ma sapete com’è, noi vorremmo che studiasse, facciamo tanti sacrifici per dargli un avvenire migliore ma lui non c’ha la testa. Si, a scuola ci va, fa la terza ragioneria, ha perso un anno ma ora gli ho promesso il motorino se si mette studiare, speriamo bene.”
“Vostro marito dov’è adesso?”
“Sta cercando di dormire, ha fattoli turno di notte. Fa l’autista all’Atan, oggi è pure il suo compleanno e, poveruomo, con tutto quello che successo, non tengo proprio la testa di preparargli un pranzo speciale.”
“Insomma siete una famiglia senza grosse preoccupazioni, ma con i problemi di tutti.”
“Bravo commissario, avete detto proprio bene: senza grosse preoccupazioni ma con i problemi.” La signora Bisca finalmente fece un sorriso.
“Adesso mi dovete raccontare qualche cosa sul signor Gargiulo. Sappiamo che era vedovo con due figli, uno è già arrivato, l’altro non si trova, sapete dove abita?”
“Quello che è arrivato è Mario ed è il più grande, fa il medico all’Ascalesi, abita qui vicino. L’altro pure è laureato, mi pare avvocato e lavora in una società o in uno studio, non so bene, lui comunque li ha sempre trattati come se fossero figli suoi e che ne ha avuto in cambio?”
“Un momento! non sono figli del signor Gargiulo?”
“No, sono figli della moglie che era rimasta vedova con questi due bambini piccoli e lui li ha cresciuti proprio come un padre, li ha fatti studiare, mi pare che li ha proprio adottati…si, tengono pure il suo cognome.”
“E il signor Gargiulo non ha avuto figli suoi dalla moglie?”
“No, non ne hanno avuti, non so perché… poi sapete tante cose non si chiedono, io anche con la signora Maria ero sì amica, ma non facevo domande, se lei me lo voleva dire me lo diceva, non vi pare?”
“Giusto! e allora stavate dicendo che i figli non sono molto affezionati?”
“Mah… affezionati forse sì, voglio dire che potevano farsi vedere un po’ più spesso, invece venivano solo quando avevano bisogno di qualcosa…soprattutto il secondo. Ora non voglio fare pettegolezzi ma secondo me aveva problemi economici. Il padre lo aiutava… certe volte si lamentava con me…”
Sirica si affacciò alla porta:
“Commissario, abbiamo finito. Possiamo portare via il morto?”
“Aspetta, vengo a dare ancora uno sguardo.”
Il commissario congedò la signora e lo seguì.

(3. continua)