Cose strane succedevano in quel tempo di guerra – aveva pensato cercando di adeguare il suo passo a quello svelto della madre – la spesa si faceva a casa delle amiche e invece dei soldi si davano vecchi gioielli. Una bottiglia d’olio, sei uova e un pacco di zucchero valevano quella spilla che la madre portava sempre quando si vestiva elegante, era bella, a forma di farfalla con tutte pietre colorate.
Il suono dell’allarme aveva interrotto i suoi pensieri. La madre le aveva preso la mano e aveva cominciato a correre con la borsa della spesa che ondeggiava al suo fianco. Improvvisamente una strana luce, un fragore, tanta polvere e sua madre stesa in una pozza d’ olio e sangue, silenziosa per sempre.
Quando suor Arcelia venne a chiamarla era pronta, non aveva molto da portare con sé, lungo il corridoio verso il parlatorio si fermò ed aprì la porta laterale della chiesa, andò decisa verso la cappella di Santa Rita, la suora pensò che volesse dire una preghiera e la lasciò fare, lei invece si avvicinò alla parete coperta di ex-voto, staccò un quadretto con una infantile cornice di cartone colorato e la ficcò nel sacchetto di plastica dove aveva messo le sue cose poi si voltò, si fece il segno della croce e ritornò nel corridoio. Suor Arcelia avrebbe voluto dirle qualcosa ma come al solito il suo silenzio la intimidiva, così senza parlare la accompagnò al parlatorio, con un lieve sorriso le aprì la porta e la fece entrare. Lei si guardò intorno, salutò la Madre Superiora con una specie di inchino poi, rivolta a Landolfi che era l’unico in divisa, con un accento quasi straniero disse: “E’ inutile che fate domande, ho uccisa io la signora Palumbo, vi racconterò tutto, ma una sola volta.”
La Madre Superiora e suor Arcelia si guardarono, non l’avevano mai sentita dire tante parole tutte insieme e mai avevano sentito quello strano accento, solo un attimo dopo si resero conto di quello che aveva detto perché l’ispettrice Minardi le stava dicendo con gentilezza: “Allora è meglio che venga con noi, potrà fare il suo racconto al commissario Dauria.”
Stavano già andando verso l’uscita, quando la Madre li fermò: “Un momento solo, ispettrice, vorrei parlarle da sola.”
“Va bene. Landolfi conducila in macchina, può venire anche la suora, se vuole. Avvisa il commissario che stiamo arrivando”
La Madre Superiora li guardò uscire poi chiese: “ Che ne sarà di lei? La porterete in carcere? Non potreste affidarla a noi? lo ha visto che non è normale, se non cantasse così bene nel coro si potrebbe credere che sia muta, dice pochissime parole e mai con quel accento forestiero, che strana persona! Ma com’ è possibile che abbia ucciso una persona, ha passato la sua vita qui in convento, anzi ora che ci penso è quella che ci sta da più tempo…”
“Madre, mi scusi, ma ora devo andare, non si preoccupi, la tratteremo bene, piuttosto vuole che le cerchi un avvocato?”
“Già, ci vuole un avvocato…mi lasci pensare…no, grazie, posso fare da sola, tra i nostri benefattori c’è un avvocato importante. “Lo chiami subito e ci raggiunga con lui al commissariato.”
(12.continua)