“Vi ricordiamo che il jack pot di questa settimana è di 54 miliardi di lire. Nel corso del telegiornale vi diremo se…”
Tommaso Gargiulo sudava e i numeri ballavano, voleva controllare ancora una volta ma non ci riusciva. Mamma mia! 54 miliardi diviso due quanto faceva? 25 e due 27. Ventisette miliardi! non era possibile.
Il telefono…da quanto tempo suonava?
“Pronto, Tommaso, hai sentito i numeri?”
“Si.”
“Ce l’ hai la schedina? l’ hai giocata?”
“Si.”
“Tommaso, abbiamo vinto! hai capito, abbiamo vinto!”
“Io ho vinto.”
“Che dici!”
“Si, io ho vinto, io tengo la schedina: l’ ho giocata io e tu non mi hai dato i soldi.”
“Ma che stai dicendo! senti Tommaso, lo sai benissimo che i soldi non te li ho dati perché la settimana scorsa li ho messi io per tutti e due e quindi tu mi dovevi una quota.”
“Non mi ricordo, ora la schedina la tengo io ed è mia.”
“Va bene, Tommaso. Ora lasciamo stare, stai confuso. Non fare niente, non lo dire a nessuno, ne parliamo domani mattina. Stai attento a dove metti la schedina e non lo dire a nessuno, hai capito?”
“Si, si, ho capito. Ciao e domani è inutile che vieni.”
Tommaso Gargiulo posò il telefono e si andò a guardare nello specchio sul comò. Era proprio lui? Che gli aveva preso? lo sapeva benissimo che doveva dividere. Aveva voluto fare uno scherzo, si proprio così: voleva farlo stare sulle spine a quel cretino che sembrava che giocava solo per fare un piacere al povero vecchio. Glielo aveva fatto vedere di cosa era capace. Ora non era più quel poveraccio solo e abbandonato che tutto il palazzo compativa. E poi non era vero che era abbandonato, i figli quando potevano venivano sempre. Ora forse le cose sarebbero cambiate, potevano andare a vivere tutti insieme in una grande casa… Il signor Gargiulo cominciò a pensare a tutte le cose belliche poteva fare, poi si mise a fare piani su come potevano riscuotere i soldi senza farsi scoprire.
Suonarono alla porta, guardò l’orologio: non era tanto tardi, era certamente qualcuno del palazzo.
Andò ad aprire e se lo vide davanti con una faccia da pazzo.
“Tommaso, dammi la schedina!”
“No.”
“Tommaso, non facciamo sciocchezze, dammi quella schedina.”
Lo prese per un braccio.
Tommaso si divincolò, corse in camera da letto, voleva nasconderla. Ma lui gli era alle spalle e la vide sul marmo del comò. Cominciarono a lottare, dapprima senza molta convinzione poi con sempre più rabbia, ad un certo punto un pugno mandò Tommaso a sbattere contro lo spigolo del mobile, cadde, il sangue cominciò a scorrere sul pavimento.
“Tommaso, Tommaso! Gesù, che ho fatto! La schedina…dov’è la schedina? Deve essere caduta.”
Cercò un poco, poi il terrore lo prese. Nel fuggire buttò all’aria un po’ di roba.
(1. continua)