Chi voleva la morte di Enrico Mattei? A chi giovava la sua uscita di scena? A più di 50 anni dall’«incidente» di Bascapè ancora manca la verità processuale sulla fine del fondatore dell’Eni. Questo libro dello storico Alberto Marino dedica particolare attenzione all’inchiesta di Pavia, che ha portato a scoprire la presenza di materiale esplosivo nei reperti dell’aereo su cui viaggiava Mattei quel 27 ottobre 1962. Insomma, oltre ogni ragionevole dubbio, si trattò di un attentato. A organizzarlo Cosa nostra, su commissione – sostiene l’autore – dei servizi segreti italiani e stranieri (americani e francesi) e con la complicità di una parte del mondo politico e imprenditoriale italiano. Eppure l’indagine, che avrebbe dovuto proseguire al fine di scoprire chi aveva collocato l’esplosivo, si è incredibilmente arenata. Marino dà conto di tutti i depistaggi e le omissioni sulla morte del presidente dell’Eni, che hanno visto coinvolti anche pezzi delle Istituzioni. Nel libro non si analizza solo la figura imprenditoriale di Mattei, un uomo «scomodo» che ha portato il nostro Paese ad essere tra i leader mondiali nel campo degli idrocarburi, scontrandosi frontalmente col cartello petrolifero delle Sette sorelle. C’è anche il Mattei politico, quello che aveva intuito che lo spirito di Jalta e la sua logica erano da smantellare. Al quartiere generale della Nato e a Washington quelle posizioni erano considerate un «tradimento». Mattei andava fermato. Ad ogni costo.

«Si deve auspicare che la ricerca di Marino continui: ci sono tutte le premesse perché dia finalmente dei risultati decisivi»

dalla prefazione di NICO PERRONE
«Proprio in quella estate del 1962 il servizio informazioni riservate dell’Eni era venuto a sapere che uno dei capi dell’Oas, Jacques Soustelle, di cui erano noti i rapporti con la Cia e con il cartello petrolifero, stava per entrare in Italia per coordinare l’attività della rete terroristica presente nel nostro Paese»

Alberto Marino. È dottore di ricerca in Storia dei movimenti sindacali presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Teramo, dove ha collaborato con le cattedre di Storia delle istituzioni dei Paesi afroasiatici e di Storia delle relazioni internazionali. Nel 2008 ha pubblicato per l’Ires il volume Le ombre della libertà.