Gli agenti rimasero silenziosi, a disagio per il coinvolgimento che traspariva dalle parole del commissario, così fu lui che chiese: “Non vi convince?”
Sirica fu il primo a riprendersi: “Si, può essere. Ma dove la cerchiamo questa donna?”
“Potrebbe veramente stare ancora in un convento, – suggerì la Minardi – in quella zona ce ne sono almeno tre.”
“La bambina ha visto due suore che entravano dalla vittima, – disse landolfi – potrebbe aiutarci.”
“Va bene. Minardi, vada con Landolfi a parlare con la bambina e poi faccia un giro dei conventi della zona, magari cominciando da quello dove lavora la moglie del falegname, non dimentichiamo che aveva lei la spilla!”
Quando furono soli, Sirica disse al commissario:
“E così siete tornato alla vostra idea della nostalgia e forse mi avete convinto…”
“Aspetta, – lo interruppe il commissario – ti voglio raccontare il sogno di stanotte.”
Il rapporto tra Luigi Dauria e Sirica era un rapporto sbilanciato e non perché uno fosse un commissario laureato e l’altro un agente con la licenza media presa alle scuole serali ma perché il commissario non capiva quasi niente di Sirica che invece capiva quasi tutto del commissario. Anche quel giorno Luigi Dauria raccontò sorridendo il suo sogno e poi anche la sua allarmata telefonata a Marinella e, convinto di farlo contento, concluse: “Che dici, mi devo decidere a chiederle di sposarmi e avere un figlio?”
“No, commissario, – rispose invece Sirica con tono grave – scusate se mi permetto, ma per me, è meglio di no, dopo un po’ ve ne pentireste. Vedete nel sogno non l’avete trovato a vostro nonno, vuol dire che c’è qualcosa che non va. Non so cosa significa questo nonno per voi, una volta mi avete detto che siete rimasto presto orfano e vi ha cresciuto una zia, da come siete ho sempre pensato che non siete stato molto felice da piccolo, forse state ancora cercando un padre…insomma commissario se questo caso, che a me non mi interessa proprio e a Landolfi gli piace solo per i sotterranei, a voi vi ha tanto colpito vuol dire che non siete in pace con voi, io non so parlare ma forse avete capito quello che voglio dire…”
“Si, ho capito…e… grazie! – poi, per nascondere l’imbarazzo – Vieni, ti offro un caffè.”
(11. continua)