Con “Sotterranei incontri” Scecspir prosegue la pubblicazione dei racconti gialli scritti da Maria Concetta Russo. Scecspir ha già pubblicato “La combinazione vincente” e “Una farfalla di tanti anni fa”. Buona lettura!
“Tuo padre, se non erro faceva parte dell’Ordine… è per questo allora che avesti l’incarico.”
“Certo, ma io la mia carriera me la sono costruita sul campo, a 17 anni ero già alfiere di fregata…. ma questo non c’entra. Stavo dicendo di Malta… L’Ordine versava in uno strato di estrema decadenza…”
“Come tuo padre, del resto…”
“Lascia stare mio padre e smettila di interrompermi…”
“Davvero, Gran Siniscalco, lascialo parlare! Ti abbiamo ascoltato noi.”
“Ma come fai a sopportarlo con la sua aria da santarellino e primo della classe per di più, quando non è che un volgare traditore che ha fatto la fine che si merita.”
“Basta, adesso stai esagerando. Non te ne curare, Ammiraglio, vai avanti…”
“Stavo cercando di dire che la decadenza dell’ Ordine dei Gerosolomitani lasciava l’arcipelago indifeso alle infiltrazioni francesi. Io scrissi una lettera al ministro Acton, avvertendolo che stavamo per perdere Malta, mentre l’interesse politico, strategico ed anche economico del Regno era quello di rafforzare la sua presenza sull’isola per controllare efficacemente quel tratto del Mediterraneo. Io li odio gli Inglesi, lo sapete, ma devo ammettere che la loro politica sui mari è vincente e avremmo dovuto imitarli. Ero e sono ancora convinto che, con la nostra posizione così protesa verso i paesi africani, con tanti chilometri di costa ricchi di approdi sicuri, con una marineria non inferiore ad alcuna, se avessimo avuto una flotta efficiente e ben armata, avremmo potuto occupare la posizione che fu di Venezia e allora Francesi e Inglesi non sarebbero venuti a combattersi nel nostro regno, ma il re niente, forse non capiva nemmeno di cosa parlavo, a lui interessavano solo cacce e pagliacciate e, alla fine, faceva decidere tutto alla regina Carolina, donna veramente nefasta…”
“Carulì si campav ‘ nat’anni, – canticchiò sottovoce il Gran Siniscalco – l’ho sentita questa canzone, la voce del popolo è la voce della verità, ricordatevelo, anche quando non vi conviene. E il popolo, anche se era feroce con la regina, alla fine fu con Ruffo e con il re contro di voi e la vostra stupida repubblica.”
“Ma come fa a dire certe cose, possibile che la morte non gli abbia insegnato niente? Come fa a dire stupida repubblica, potrebbe dire utopica, velleitaria… ma certo non stupida.” L’ammiraglio era stupito e indignato.
“Ha ragione – intervenne il Viceré – Pensa, Gran Siniscalco, a quanto studio, quante dotte conversazioni hanno preceduto quella sfortunata avventura, quale sete di giustizia e dignità per tutti spingeva quelle menti generose. Io a volte penso che se fossi vissuto un secolo dopo, sarei stato con loro. La nostra Repubblica delle Lettere, la nostra fiducia nel progresso, il nostro desiderio di un governo giusto e non corrotto furono il terreno fertile per le idee del nostro Ammiraglio e dei suoi amici.”
“Bella comitiva, e sai che ti dico, fecero proprio bene i sovrani a non rispettare i patti della resa. Una Ruffo fu la causa della mia rovina e all’epoca giurai odio eterno a tutta la sua stirpe ma so distinguere il grano dal loglio e quel cardinale, benché Ruffo, fu un grande uomo. Che grande idea, mettersi a capo di una banda di plebaglia e contadini armati di forconi e cavalcare dai suoi feudi calabri fino alla capitale per salvare un regno abbandonato dal suo stesso re. E che classe, che finezza nel trattare la resa con quei quattro banditi asserragliati in Castel Sant’Elmo! Sapete quando un bambino ne ha fatta una grossa e si nasconde per paura della frusta e tu dici vieni fuori, non ti faccio niente e poi quando quello si presenta gli dai quel che si merita… ecco a questo mi fa pensare la onorevole capitolazione che quegli ingenui accettarono e poi quando uscirono li impiccò tutti quanti.”
“Ma…veramente le cose non andarono così. Il cardinale ci credeva veramente alla resa onorevole, vedi, lui era così contrario a qualsiasi idea di uguaglianza da non poter ammettere che dei nobili, come eravamo in fondo quasi tutti noi, potessero essere trattati come gente del volgo, sarebbe stato un pessimo esempio, impiccare un nobile poteva alimentare nel popolo idee pericolose, non dimenticate che solo qualche anno prima i Francesi avevano decapitato il re, la regina e tutta la corte. Lui ci voleva veramente salvare, anche lui odiava quel perfido Inglese che attraverso la sua amante, amica della regina, convinse poi il re alla spietata repressione che trasformò Napoli in un macello.”
“Tu però non eri con loro al forte, tu ti andasti a nascondere eroicamente nei possedimenti di tua madre a …”
“Come ti permetti, sarai stato pure da vivo Gran Siniscalco, ma da morto sei solo un gran vigliacco invidioso ed ignorante…”
“Ritira subito quello che hai detto o…”
“O.. che cosa, mi sfidi a duello?”
(5.continua)
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