Inutile negarlo: per quanto sia importante, a volte necessario, essere connessi, la dimensione virtuale ci ha di fatto catturato. Tutti.
Quante volte durante la giornata – anche in momenti topici nei quali l’attenzione dovrebbe essere rivolta altrove – ci accade di scrollare in maniera ora disinvolta ora nevrotica il display, alla ricerca di un messaggio! Roba che se fosse ancora in mezzo a noi, uno come Giorgio Gaber si sbizzarrirebbe ancora.
E viene spontaneo chiedersi: ma è possibile assumere da parte nostra un atteggiamento più distaccato di fronte alla tecnologia? O meglio ancora: possiamo mai affidare soltanto ad essa la chiave per comunicare con l’altro?
Per chi come me non ha mai sentito parlare prima di Slow communication può essere davvero una scoperta la lettura del libro di John Freeman, dal titolo La tirannia dell’e-mail, edito da Codice edizioni.

Leggi qui un’anticipazione


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *