Mi chiedo: la letteratura non finisce per sponsorizzare l’arte del viaggio? E la curiosità di vedere e toccare con mano non diventa a sua volta un immediato rimando alla lettura?
Che gli scrittori in fondo siano anche dei testimonial efficaci per il marketing turistico, oltre che pilastri su cui si fonda la saldezza di un patrimonio culturale irrinunciabile, negli Stati Uniti d’America è un dato di fatto. Curiosando nella rete sbuca ad esempio Literary Travel, ovvero il viaggiatore letterario, cioè un’agenzia turistica che offre pacchetti specifici su itinerari studiati per autore e aree geografiche.
Ma senza andare troppo lontano, anche da noi, in Italia, un ragionamento del genere è già avviato con la concezione del parco letterario, che offre proprio tramite la popolarità e l’autorevolezza d’uno scrittore la possibilità di valorizzare alcune risorse locali. Da Quasimodo a Virgilio, da D’Annunzio a Pirandello.
Mi resta però una grande curiosità: scoprire i libri dai luoghi e i luoghi dai libri va bene. Ma perché circoscrivere l’orizzonte del turismo letterario agli scrittori scomparsi?
Non sarebbe più suggestivo e più originale mettersi sulle orme degli autori viventi?
Con la speranza neppure tanto nascosta di poterli incontrare, magari seduti al tavolino di un caffè o mentre fanno la spesa al market.
E’ questa la sfida che voglio lanciare da Scecspir.
Ogni volta proporre un autore e una gamma di posti, vissuti o da lui rievocati.
E’ una sfida folle?
Non importa. Ci voglio provare.
Ecco dunque “Luoghi e libri: scrittori a spasso”, che non è una rassegna destinata agli autori precari, ma uno squarcio su come gli scrittori raccontano i luoghi e i luoghi raccontano gli scrittori.
Ci vediamo tra qualche giorno. Prima tappa McEwanlandia.
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