Scecspir è lieto di ospitare qui, a beneficio dei suoi incrollabili 25 visitatori unici, un’anticipazione del volume che si preannuncia come un piccolo tesoretto per chi ama la lettura e la scrittura, per chi si è emozionato almeno una volta leggendo le pagine di David Foster Wallace o di Oliver Sacks, di Philip Roth o di Günter Grass, di Ian McEwan o di Toni Morrison o di Don De Lillo.
Per gentile concessione di Codice Edizioni.
U and me. Ovvero, quello che ho imparato
dalla mia venerazione per John Updike
Il mio primo appartamento a New York si trovava a
Brooklyn, in una casa a schiera di proprietà della direttrice
di una rivista e di suo marito, uomo silenzioso e appassionato
di libri. In quella casa trascorsi un sacco di tempo
davanti a uno scaffale lungo e polveroso che correva parallelo
alle scale. Per prendere un volume dalla sezione F,
per esempio, bisognava salire fino a metà rampa e sporgersi
dalla ringhiera.
Un giorno, quel marito silenzioso e appassionato di libri
mi sorprese, proteso nel vuoto a tre metri d’altezza, con l’Educazione
sentimentale di Flaubert in mano. Da quel momento
non fu più tanto silenzioso. Mi raccontò di come si
fosse immerso nella lettura di Proust in un’estate della sua
adolescenza, sulla Fire Island, e di come Tolstoj fosse stato,
ai tempi del college, un flirt appassionato. Avendo cominciato
a leggere piuttosto tardi, provavo parecchia invidia
per la sua biblioteca e per quelle estati votate all’indolenza e
alla letteratura, così gli chiesi cosa avrei dovuto leggere. Per
prima cosa tirò giù un volume di racconti di John Cheever;
poi mi diede Corri, coniglio di John Updike.
Misi da parte il libro di Cheever prima ancora di terminarlo:
i racconti mi sembravano piagnucolosi e complicati;
e tutti quei misteri, sparsi qua e là, di misterioso avevano
ben poco. Updike invece era tutta un’altra cosa: Corri, coniXIICome
leggere uno scrittore
glio lo divorai in pochi giorni. Lo portavo con me ovunque,
anche sui mezzi pubblici; ero come in preda a un’estasi febbrile.
Al college mi ero innamorato di Jack Kerouac, della
storia di Sal Paradise e del suo amore per le strade americane.
Quel libro era il suo esatto, e splendido, opposto: la
storia di un uomo che trasforma in prigione la propria vita
in una cittadina di provincia, un uomo il cui grande atto
di ribellione culturale non è quello di perdersi per le strade
d’America, ma di salire in macchina e attraversare la città
per andare a letto con l’amante.
Fui subito attratto dai racconti di Updike. Da bambino
avevo vissuto per sei anni nella Pennsylvania orientale e,
per me che crescevo, l’abbraccio di quella regione era stato
come un terzo genitore. Diventato grande, mi resi conto di
come quel tipo di vita fosse diventato soffocante. Splendidamente
soffocante, per dirla con Updike.
Un libro tirò l’altro, e in poco tempo il mio apprezzamento
per Updike si trasformò in una vera e propria mania. (…)
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